progetto sul bullismo
Un modo di educare al rispetto della diversità.
Un metodo per la prevenzione.
Un modo di arricchire le esperienze
cognitive, emozionali e sociali dei ragazzi.
Viviamo in una società che offre molte occasioni esperienziali pensate per più giovani: dallo sport alla musica, da attività artistiche ad un sempre più serrato e variegato confronto con l’universo tecnologico, le opportunità per fare esperienze sono indubbiamente innumerevoli. Al pari però si assiste ad un’isorgenza di problematiche psicologiche che spaziano da disturbi comportamentali più o meno accentuati, difficoltà di attenzione, disagi emozionali, difficoltà ad accettare il diverso, le novità e via dicendo. Vi è quindi un’apparente contraddizione tra l’ampiezza dell’offerta dedicata ai più giovani e il crescente disagio che si manifesta in forme diverse.
Rientra a pieno titolo in questa pletora di comportamenti a rischio il bullismo, definizione che ingloba, un po’ approssimativamente, problematiche piuttosto diversificate tra loro ma che, nel suo senso generale, traduce bene un’inquietudine di alcuni ragazzi. Una problematica che, a ben guardare, sembra avere tutti i connotati di un disagio generazionale e non solo individuale. Secondo la ricerca psicologica le origini e le cause sono in genere da ricondurre a situazioni famigliari poco capaci di accogliere emotivamente il bambino e poco competenti a fungere da base sicura, ovvero ad essere quel tramite rassicurante e stimolante al tempo stesso tra il nucleo famigliare e il mondo esterno. Presi da mille impegni più o meno prioritari, i genitori oggi sono spesso costretti a “piazzare” i figli tra una lezione di musica, un allenamento sportivo, un doposcuola o un’immersione nel mondo digitale degli smartphones. Questa varietà di proposte soddisfa bisogni momentanei, occupa il tempo nell’immediato ma tende ad impoverire le opportunità di sperimentazione profonda. Il rapporto con sé stessi, con il proprio corpo, con le proprie emozioni si fa particellizzato, quasi sconnesso dalla complessità del reale. È un fenomeno ben noto che molti ragazzi capaci, ad esempio, di eccellere in alcune discipline sportive, hanno per contro una scarsa conoscenza della loro stessa corporeità. Sono abituati (diciamo pure addestrati) ad usare il loro corpo in modo estremamente tecnicistico e standardizzato, a scapito di una sperimentazione della propria dimensione corporale più globale e creativa. In questo senso colpisce la poca consuetudine che i giovani hanno con gli ambienti naturali non antropizzati, con la pluralità animale, con la complessità dell’intreccio ecologico. Agli spazi di un bosco si preferisce la dimensione rassicurante della palestra o del campo da gioco, all’incontro con il mondo animale si dà priorità alla visita nello zoo o all’animale di casa, spesso edulcorato nei propri tratti più profondi e autentici. Insomma i giovani tendono ad essere educati ad attività e situazioni standardizzate e predigerite a scapito di un processo di crescita globale e trasversale.
Ovvio quindi che i giovani esprimano con modalità poco strutturate un disagio che non ha forme espressive adeguate, che non conosce sbocchi costruttivi: il bullismo è a tutti gli effetti il risultato di un’educazione incapace di offrire ai più giovani un vero e profondo apprendistato corporeo ed emozionale. L’insicurezza, il disagio, la mancanza di strumenti comunicativi robusti espongono quindi i ragazzi ad atteggiamenti che sfociano nella violenza.
In tal senso il bullismo è senza dubbio uno dei fenomeni che più caratterizzano, non foss’altro per gli esiti traumatici che produce, la gioventù odierna: e un dato che risulta preoccupante è l’abbassamento dell’età d’insorgenza di tale fenomeno. Se fino a qualche anno fa era di fatto un fenomeno soprattutto adolescenziale, oggi il bullismo si presenta anche in fasce di età più basse.
Molti sono gli approcci e le possibilità per sensibilizzare sul tema. Quello della relazione con gli animali è una proposta che gode dei buoni risultati ottenuti in varie esperienze a livello internazionale e ha la peculiarità di essere propedeutico verso un reintegro sensoriale, comportamentale, emozionale, relazionale della globalità del giovane.
L’obiettivo delle attività con gli animali non è quello di risolvere il problema nella sua globalità, quanto piuttosto quello di offrire degli stimoli ai più giovani laddove oggi tendiamo ad essere deficitari. Il confronto con un animale diventa allora una palestra in cui far convergere emozioni, interessi, preoccupazioni, uso delle proprie competenze relazionali e molto altro. Un’opportunità per sviluppare una consapevolezza di sé e dei propri agiti.
il mio primo incontro
con il cane
destinatari:
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prima e seconda scuola elementare
programma:
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introduzione, presentazione delle attività e prime nozioni (in classe)
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come avvicinarsi a un cane, come dargli da mangiare e accarezzarlo (all’esterno o in un grande salone)
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a spasso con i cani: osservare come un cane si comporta durante una passeggiata nei boschi
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alcuni giochi all’aperto con il cane