nativi digitali
la scimmia con lo smartphone
Un modo di educare al rispetto della diversità.
Un metodo per la prevenzione.
Un modo di arricchire le esperienze
cognitive, emozionali e sociali dei ragazzi.
Uno dei fattori che maggiormente caratterizza la quotidianità degli adolescenti è il pervasivo uso di smartphones e tablets. Lo sanno bene genitori, docenti ed educatori confrontati con ragazzi sempre più coinvolti da queste nuove tecnologie che, in pochi anni, hanno modificato molte abitudini e percezioni, facendo evolvere il concetto di comunicazione e delocalizzato il soggetto attraverso identità virtuali e plurime.
La risposta dell'adulto di fronte ad un repentino cambiamento epocale come questo tende ad essere di due tipi: permissivo o repressivo. Ovvero d'un lato si predilige un atteggiamento con cui stimolare l'uso di tali supporti in quanto espressione del nostro tempo, dall'altro si preferisce un approccio che ponga limiti e releghi lo smartphone ad un uso marginale.
Ma in entrambe le scelte non viene considerata la natura dei processi attivati nel confronto con questi supporti tecnologici. Infatti, al di là delle annotazioni su come usarli e su quali precauzioni adottare, la domanda vera da porsi è più radicale: perché lo smartphone ha avuto un tale successo? Quali le ragioni di una tale epidemica diffusione?
E a questo punto le ragioni addotte per motivare l'uso tecnologico ("è utile per chiamare qualcuno in caso di bisogno", "mi permette di ascoltare musica", "posso giocare", ecc.) collimano solo in parte con le ragioni profonde del rapporto con lo smartphone che vanno ricercate in ambiti molto lontani dalla informatica o dalle scienze della comunicazione.
Con "nativi digitali" l'associazione Orion vuole proporre un progetto in cui tentare una lettura inusuale del rapporto che ci lega agli smartphones, evidenziando alcune ragioni evolutive che potrebbero aiutarci a identificare strategie pedagogiche più consapevoli e capaci di cogliere nell'intimo di tale, ormai indissolubile, rapporto.
Un percorso che intreccia zooantropologia, scienze cognitive e primatologia alla ricerca dei motivi all'origine della più grande rivoluzione degli ultimi dieci anni.