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zooantropologia didattica

L'associazione Orion è attiva dal 2000 in Ticino attraverso progetti di zooantropologia, cioè propone attività che promuovono la relazione tra l'uomo e l'animale, specialmente con il cane ma di recente anche con l’introduzione di progetti inerenti il gatto. Oltre all'organizzazione di conferenze e seminari di divulgazione delle acquisizioni e dei metodi di lavoro zooantropologici e ad attività assistenziali nel campo dell'handicap, Orion propone progetti didattici per bambini e ragazzi incentrati sull'obiettivo di conoscere il cane, tra i quali i campi estivi montani e vari progetti scolastici.

L’associazione Orion da diversi anni si impegna a sviluppare una pedagogia del rapporto ragazzo-cane.
Orion persegue una progettualità pedagogica, pertanto si considerano i bisogni educativi e didattici dei ragazzi in relazione alle caratteristiche dei cani. Non si tratta di insegnare dei trucchi o degli schemi addestrativi: come fare con il cane, come evitare incidenti, ecc. Si tratta invece di sviluppare attività progettate in modo individualizzato e specifico: ogni situazione necessita progetti specifici. Ad esempio non ha alcun senso insistere su fattori tecnici con ragazzi che hanno problemi di apprendimento: facendo così non si farà altro che potenziare i limiti cognitivi degli allievi. In casi del genere al contrario il cane può aiutare i ragazzi a sviluppare una maggior autostima, può essere un significativo collaboratore nello strutturare capacità cognitive non presenti o deficitarie, può stimolare la capacità a gestire il proprio livello di attivazione emozionale e molti altri fattori. Il cane dunque rappresenta una reale opportunità di conoscenza unicamente se inserito in un quadro pedagogico, altrimenti è ridotto a rango di macchina di cui occorrono conoscere unicamente alcune indicazioni tecniche.

 

Con questa convinzione, sulla base della ricerca zooantropologica, l’associazione Orion ha sviluppato progetti in grado di toccare ambiti diversi del rapporto uomo-cane proprio con l’obiettivo di poter rispondere in modo mirato e pertitente ai bisogni e alle caratteristiche dei vari interlocutori.

 

Occorre tenere presente che probabilmente mai come in questo periodo storico il mondo si sta spopolando della presenza animale. Non c’è luogo della terra in cui qualche specie non rischi l’estinzione a causa dell’antropizzazione. Gli animali della fattoria, così comuni fino a pochi decenni fa, vengono ora rinchiusi negli allevamenti intensivi. Così come l’animale d’affezione è sempre più relegato a misura d’uomo. Si sta perdendo in modo inesorabile la conoscenza dell’animale e soprattutto l’esperienza relazionale. Il risultato è che da una generazione all’altra il mondo della natura ridiventa un libro chiuso, salvo che per gli specialisti che si occupano in prima persona di zoologia, biologia e botanica. Nel contempo il mondo moderno pullula di animali-feticcio e icone teriomorfe, dall’animale giocattolo all’animale peluche, dall’animale mascotte all’ibrido. Il confronto con i dati archeologici e i documenti letterari e iconografici del passato suggerisce che la zootropia, ovvero la tendenza dell’essere umano a riferirsi all’animale, ha caratterizzato le cultura sempre e ovunque nel mondo. Certamente le modalità con cui questo fenomeno si manifesta sono varie e mutano a seconda dei contesti ambientali, storici e culturali, ma la tendenza rimane sorprendentemente costante nello spazio e nel tempo.

Per questa ragione la progettualità dell’associazione Orion abbraccia linguaggi e ambiti diversi tra di loro: dall’etologia alla filosofia, dallo sport all’antropologia. In questi progetti lo sguardo nei confronti del cane non si realizza come semplice oggetto di studio e d’uso da parte dell’uomo, bensì come soggetto di una relazione plurimillenaria che ha orientato e a volte determinato esiti fondamentali per la storia culturale della nostra specie: si pensi, per fare un esempio, al progetto «Dal singolo al gruppo» con cui si intendono indagare i reciprochi condizionamenti comportamentali tra umani e lupi. Non si tratta solo di considerare il fatto che l’animale, oltre che essere «buono da mangiare», è sempre stato «buono da pensare» (Lévi-Strauss) e «da immaginare» (Needham); ma di considerare che la straordinaria presenza delle figure zoomorfe in tutte le manifestazioni culturali umane sia direttamente proporzionale all’importanza che la stessa referenza animale ha avuto e ha tuttora come interlocutore nei processi culturali attraverso i quali l’uomo costruisce la propria identità e la propria storia.

 

L’interesse che l’uomo dimostra verso tutto ciò che è zoomorfo è uno dei tratti più tipici dell’Homo Sapiens, una specie che ha il destino di costruirsi attraverso un continuo dialogo con gli altri animali: imitandoli, emulandoli, sfidandoli, ospitandone alcuni all’interno dei propri domini di vita e di esperienza, facendosi ospitare da altri nei loro ambienti. Gli esseri umani si sono così costituiti in un’ibridazione continua aprendo il proprio sistema cognitivo al dialogo eterospecifico. In questo senso la grande e diffusa propensione per figure di ibridi e mostri zoomorfi si potrebbe spiegare proprio come una specie di inconsapevole oggettivazione proiettiva: l’uomo proverebbe piacere nel costruire figure miste di umano e non-umano proprio perché esse sono in qualche modo rappresentazione di quella continua opera di ibridazione con le altre specie che ha caratterizzato e caratterizza lo sviluppo dell’antroposfera.

 

Nella sezione progetti del sito sono proposte una serie di indicazioni su possibili attività didattiche pensate sia per la scuola sia per momenti extra-scolastici in cui il cane ci guida alla scoperta di un mondo cognitivo e sensoriale sorprendente e peculiare, e ci porta a comprendere la natura ibrida della nostra cultura e della nostra plurale identità.

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