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dal singolo al gruppo

analogie strategiche tra un branco di lupi e una squadra di disco su ghiaccio

Foto © TheGuardian.com

Un modo di educare al rispetto della diversità.
Un metodo per la prevenzione.
Un modo di arricchire le esperienze

cognitive, emozionali e sociali dei ragazzi.

Solitamente ci si occupa di disco su ghiaccio prendendo spunto dall’attualità, dai problemi contingenti di una squadra o dalle sue vittorie.

 

Con questo progetto si vuole tentare invece di andare oltre i fatti della cronaca, delle gioie o delle delusioni del momento, per riflettere sul dietro le quinte, sui processi che stanno alla base della costruzione di una “identità di squadra”.

 

L’attenzione è in special modo focalizzata sugli aspetti tecnico-tattici che definiscono le alchimie e la gestione di un team di hockey su ghiaccio partendo da una chiave di lettura insolita: le analogie che questi processi hanno con le strategie di caccia e le modalità di preparazione del gruppo attivati dai lupi. Si possono riscontrare varie convergenze operative, soprattutto in riferimento alla complessità dei processi di definizione dei ruoli, dell’organizzazione e delle strategie. In entrambe i casi è la totalità del gruppo (della squadra, del branco) che realizza le prestazioni performative; questo implica un livello molto sviluppato di affiatamento e di reciproca conoscenza. A sorprendere inoltre è la medesima struttura ritualizzata dei processi che portano alla cattura della preda/realizzazione della rete: attraverso la sequenza di fasi analoghe, lupi e giocatori di hockey, si ritrovano dunque a condividere molti tratti comportamentali

 

Una prospettiva che se a prima vista potrebbe sembrare azzardata in realtà ci può dire cose profonde e sostanziali sulle dinamiche di alcuni comportamenti umani. E questo dimostra anche quanto siano sbagliate molte convinzioni che abbiamo sui lupi, animali tutt’altro che banalmente istintivi o violenti come parecchi pregiudizi popolari vorrebbero invece farci credere.

 

La questione cruciale è perché nell’hockey ritroviamo strategie simili a quelle che utilizzano questi animali? Quali i motivi di questa convergenza? Perché vi sono analogie così evidenti con i lupi e non con altri animali? La risposta è per molti aspetti più semplice di quanto si possa immaginare, ma che, alla luce anche di recenti ricerche scientifiche, offre una rilettura totalmente nuova su come si siano sviluppati i comportamenti attivati in questo sport.

 

Questa proposta didattica si inserisce in una progettualità ampia che abbraccia il vasto e stimolante ambito delle neobiologie (zooantropologia, neurobiologie, scienze cognitive): grazie allo sconfinamento nel mondo del disco su ghiaccio, è possibile offrire ai ragazzi un modo suggestivo e concreto per riflettere su alcuni comportamenti umani e in particolar modo sulla loro origine ed evoluzione, partendo dalle più attuali acquisizioni delle scienze biologiche.

 

La nostra cultura ha interpretato il percorso antropo­poietico (cioè l’acquisizione del­le competenze umane, delle proprie capacità comportamentali, strategiche e immaginative) come atto di emancipazione dalla ferinità. L’interpretazione classica attribuiva all’uomo una totale autonomia nella realizzazione della propria cultura, il che ha sedimentato nel nostro pensiero la convinzione che l’umano sia fondamentalmente diverso e distintivo rispetto all’animale, che sarebbe invece mosso da forze sotterranee che gli impedirebbero quelle competenze di pensiero tipiche invece di noi umani. Già negli scritti dei primi umanisti l’animale è un termine di paragone oppositivo, regressi­vo, minaccioso a cui fare riferi­mento per esaltare il profilo dell’uomo. Tra uomo e animale vi sarebbe pertanto una differenza radicale che san­cisce una lontananza incolmabi­le. Il grande umanista Pico della Mirandola sosteneva che l’uomo si muove tra due poli: d’un lato l’animale, come rischio di re­gressione, dall’altro l’angelo, la dimensione a cui tendere. E da questo scaturisce la presunzione che la nostra cultura nasca e si sviluppi come atto di distanzia­mento dall’animale stesso: in so­stanza l’uomo non ha bisogno dell’animale, anzi deve distin­guersi da esso. Siamo quindi ereditieri di una cultura che costantemente ha definito le nostre competenze come qualcosa di oppositivo rispetto all’identità degli altri animali.

Nel solco di una rilettura sostanziale che la scienza del ‘900 ha imposto, la ricerca zooantropologica sta destabilizzando molte delle premesse sopraccitate, ampliando in modo significativo i temi e le opportunità di ricerca. Secondo l’ipotesi della zooantropologia il nucleo fondamentale su cui riflettere per poter comprendere molte delle espressioni della nostra cultura è quello della ibridazione. Vari studi (e si fa riferimento oltre che alla zooantropologia, all’etologia cognitiva, alla neurobiologia, al neurocognitivismo, alla biologia molecolare) dimostrano come la cultura umana sia il frutto di un continuo e incessante processo di fertile contaminazione con l’alterità animale e che quindi l’animale, da tale prospettiva, riveste il ruolo di parte attiva in quanto soggetto di relazione.

 

Traslato al disco su ghiaccio, questo discorso apre dunque interessanti e insospettate opportunità di studio per esemplificare il robusto corpus teorico: siamo propensi – in sintonia con quanto detto – a pensare che le strategie hockeistiche siano delle strategie puramente umane, debitrici semplicemente delle nostre capacità immaginative, frutto di un nostro percorso creativo. Come dire: solo noi umani giochiamo a hockey e quindi le dinamiche che animano questo sport sono puramente umane, pensate dall’inizio alla fine da noi stessi.

 

L’interpretazione che la zooantropologia ci suggerisce è sostanzialmente diversa, sorprendente: partendo dalle analogie che possiamo ritrovare con le alchimie strategiche, relazionali, organizzative che legano il team hockeistico ai branchi di lupi (analogie tra l’altro già intuite e suggerite da alcuni professionisti del mondo dell’hockey) si può dedurre che l’origine di tali comportamenti non siano da ricercare all’interno del perimetro umano ma che l’attenzione va ricerca su fattori più ampi.

 

In effetti come mai noi umani mostriamo strategie e ritualizzazioni simili a quelle dei lupi, animali evolutivamente e geneticamente così lontani da noi? Perché troviamo delle somiglianze così nette e chiare proprio coi lupi e non con altri animali?

 

Grazie alla biologia molecolare sappiamo oggi che la partnership tra uomo e cane (ovvero l’addomesticamento del lupo) è da far risalire probabilmente a oltre 100mila anni fa. In questo lungo percorso evolutivo (l’Homo Sapiens ha una storia di 150mila anni) noi avremmo sì modificato il lupo (fino a renderlo cane, permettendogli di sviluppare nuovi comportamenti che senza l’uomo sarebbero impensabili), ma al tempo stesso il lupo (divenuto appunto cane) ha modificato sostanzialmente l’uomo stesso. Da questo collaboratore abbiamo cioè acquisito delle strategie venatorie, esplorative, sociali altrimenti impensabili. La zooantropologia sta dimostrando come queste strategie sono alla base di molti comportamenti umani ancora molto evidenti nella nostra società e che nel disco su ghiaccio si palesano con particolare evidenza.

 

In sostanza la relazione con il cane ha definito delle sovrastrutture comportamentali-strategiche che hanno condizionato vari ambiti della nostra cultura: il disco su ghiaccio sarebbe pertanto nient’altro che una chiara espressione di strategie e dinamiche apprese in questa relazione.

 

Il rapporto con il cane ci ha dunque permesso di allargare i nostri orizzonti operativi e strategici, offrendo alla nostra specie nuove soluzioni, nuovi pensieri, nuove strategie.

Dal singolo al gruppo vuole offrire agli allievi delle scuole una riflessione su questi innovativi e affascinanti ambiti di ricerca applicando la metodologia delle più attuali acquisizioni scientifiche ad uno sport noto e suggestivo come il disco su ghiaccio.
 

dal singolo al gruppo

destinatari:

  • il corso è pensato per allievi di III – IV media e per le scuole medie superiori

  • Può anche essere proposta una versione semplificata per allievi più giovani

programma:

  • ruoli, organizzazione, strategie nell’hockey su ghiaccio (durata indicativa 1h scolastica)

  • analogie tra una squadra di hockey e un branco di lupi (durata indicativa 2h scolastiche)

  • attività pratiche con i cani

  • visione di un allenamento

  • visione di una partita

  • incontro conclusivo

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